A tavola con tre, grandi, bolle italiane
Ho scelto tre case, tre etichette per accompagnare, ma sarebbe più giusto dire maritare altrettanti piatti: il 700 Brut di Cusumano. L’Almerita Brut di Tasca d’Almerita e il Ferrari Riserva Lunelli.
700 come l’altitudine dei vigneti, piantati nella tenuta Ficuzza di Piana degli Albanesi (Palermo), da cui nasce questo metodo classico di Cusumano in cui prevale il Pinot Nero sullo Chardonnay, perfetto per accompagnare degli amuse-bouche. Perfetto, perché il sapore acidulo, astringente, con poca persistenza lascia la bocca sempre pulita, bisognosa di un nuovo sorso.
Per la sua sapidità, ricorda veramente un fuoco sull’acqua, una montagna schizzata fuori dal mare.
Gli metto accanto l’ostrica di campo e volevo essere fritto, il cannolino con il gambero, ma anche l’oliva denocciolata e ri-nocciolata con un fagiolo croccante o il “rocher” di foie-gras con sgombro affumicato.
Al cento per cento Chardonnay dell’Almerita Brut, allevato nella contea di Sclafani, va, invece, riconosciuta l’eleganza per aver riposato trentasei mesi sui lieviti e un meraviglioso color oro.
Ha un perlage e un gusto persistente con l’aggiunta di una nota di legno. Proprio quest’ultima sfumatura contribuisce ad accompagnare il mio ricordi di bimbo, una spuma di pane, pangrattato e zafferano, con un uovo pochè dove prima di terminare la cottura viene iniettato del Marsala. È attraverso l’incontro con questo vino fortificato che si realizza l’incanto.
Infine, c’è il Ferrari Riserva Lunelli, Trento doc, anche lui cento per cento Chardonnay, di grande impatto che nulla, ma proprio nulla, ha da invidiare agli champagne. Simile a un blanc de noir, forte, strutturato, nasce da una cuvèe in cui sono state riunite le migliori uve dei migliori vigneti. E qui ci vedo bene la mia nuova triglia su una salsa di tenerume, sorbetto di sanàpo e croccante di salsiccia. Un vino e un piatto che non si fanno inchini, ma si abbracciano.
Ciccio Sultano
mente pratica