Ciccio Sultano: “Il mio ieri è il bagaglio umano del mio oggi”
“Guardarsi intorno e andare a ritroso negli anni. È un passaggio che ognuno di noi credo faccia spesso, anche per rendersi maggiormente conto del bagaglio umano, professionale e personale che porta con sé. Capita spesso staccare anche per un paio di ore la spina e prendere una pausa dalla realtà, dal momento in cui vivo, per rifugiarmi negli anni in cui ero un bambino. Ero un ragazzino sveglio che custodiva grandi sogni, desideroso di crescere per far le ‘cose dei grandi’, con una voglia quasi spasmodica di bruciare le tappe. Un bambino che diventa presto adulto e che comincia a lavorare anche per necessità. Ogni giorno, estate e inverno, non so quanti chilometri macinavo sulla sella della mia bicicletta per arrivare puntuale al bar che mi aveva preso in servizio. Ogni giornata era apparentemente simile a quella precedente, ma solo oggi mi rendo conto di quanto fossero tutte diverse. Ogni giorno apprendevo, sbirciando in pasticceria quello che i ‘grandi’ preparavano. E così nonostante ancora in me non fosse ben chiaro il mestiere che avrei fatto, tuttavia c’era una spinta interna a conoscere, a sapere e a studiare… certo a modo mio. A 17 anni ho realizzato il progetto di essere protagonista del mondo enogastronomico, mentre curavo la mia formazione personale tra un libro di Sciascia e un altro di Pirandello. In quegli anni ho avuto una visione differente anche di cosa rappresentava il cinema come contenitore culturale e mi appassionavo al jazz. La mia più grande fortuna è stata quel lavoro sia perché contribuivo all’economia della mia famiglia, ma anche perché ho cominciato a respirare a pieni polmoni i profumi che si sprigionano dal cibo ben fatto. Certo a dirla tutta, in quegli anni c’è stato anche qualche rammarico, fra tutti l’impossibilità a proseguire gli studi, gap che solo negli anni successivi ho cercato di colmare divorando i libri e apprendendo senza tregua alcuna, sino ancora ad oggi. Ecco, nei momenti di pausa dal mio vorticoso lavoro che sicuramente mi ripaga dei tanti sacrifici compiuti, oggi ritrovo ancora quel bambino che voleva crescere ed interpretare il suo territorio attraverso il buon cibo. Da padre, dico sempre a mia figlia di cominciare a muovere i primi passi nel mondo del lavoro iniziando dalle fondamenta e non immaginando già di essere pronti a sostenere gravosi impegni e ad affrontare responsabilità più grandi di lei, ma non sempre è facile trasmettere ciò ai propri figli. Da chef invito i giovani aiuti cuoco e i ragazzi che muovono i primi passi in sala a impegnarsi sino allo strenuo per crescere. Osservare chi ha da insegnare e che è disponibile a farlo ( nel nostro lavoro vi garantisco che non è così scontato), è un’azione che deve essere costante. Io dal mio canto continuo a guardare avanti, non dimenticando mai quel Ciccio che muoveva i primi passi nel mondo del lavoro e che voleva divorare la conoscenza che lo circondava”.