“L’ARANCINA E’ FEMMINA”. PAROLA DI SULTANO
“Per me non ci possono essere dubbi, l’arancina va declinata al femminile sempre e comunque, al pari del pensiero corrente espresso anche nel palermitano.
Più volte mi è stata posta questa domanda, se si dice arancino o arancina. E io ho sempre risposto allo stesso modo. La rotondità nell’immediato fa pensare alle morbide forme di una donna. Ragion per cui l’arancina è femmina. Tra l’altro, la forma rotonda che è quella tradizionale, può essere equiparata anche a quella dell’arancia, anch’essa tonda, dunque la desinenza è al femminile. So bene che in altre parti di Sicilia si declina al maschile, ma bisogna anche accertarsi della forma, ossia se viene realizzata a punta, come una sorta di triangolo che, qui in provincia di Ragusa è piuttosto desueto, almeno se ci dobbiamo attenere ai dettami impartiti dalla tradizione.
E proprio perché si tratta di un piatto largamente celebrato e al tempo stesso abbastanza conteso, se declinare al maschile o femminile, io e Giuseppe Cannistrà lo abbiamo inserito a pieno titolo nel menù de I Banchi.
E’ tra i piatti dove è fondamentale seguire la filiera di qualità dei prodotti. Il riso per esempio deve essere il top, come l’extra Carnaroli della Tenuta agricola Venerìa. Il condimento viene preparato con ragù di manzo e rigaglie di maialino nero siciliano, non può mancare la tuma e lo zafferano siculo. Per conferire un tocco in più a I Banchi lo serviamo in un piatto ingentilito dalla fonduta di ragusano dop messo alla base che gli conferisce l’ulteriore identità iblea”.